La taverna è in attività dal 1830. Nel 1870 è stata acquistata dal torero Colita e da allora è sempre stata gestita da persone legate al mondo delle corride. La decorazione interna è ancora quella originale, inclusa la lampada a gas che forniva l'illuminazione, le pareti dipinte con medaglioni recanti volti di toreri e le teste di toro usate per conferire il titolo di matador.
Luogo di ritrovo di personaggi come Pío Baroja, Sorolla, Cossío e Antonio Díaz Cañabate, che si è ispirato a questo locale per il suo famoso libro “Storia di una taverna”, scritto su uno dei suoi tavolini rotondi. Il locale si fregia dello stato di Locale Centenario ed è stato menzionato anche nelle opere del premio Nobel Camilo José Cela.